la CONTRADDIZIONE

 

Recapito postale: c.p. 11/188 - Montesacro (00141) Roma.

Telefono e fax: 06.8719.0070.

Posta elettronica dell'associazione, per contatti, approfondimenti, sottoscrizioni: contraddizione@tiscali.it

Connessione diretta in rete: www.contraddizione.it; altri collegamenti [cfr.links.htm], quasi mai reciproci, con diverse cartelle sono già segnalati e verrano via via verificati e meglio organizzati. Si auspica perciò che l'utilizzazione del numero enorme di informazioni possa progressivamente andare al di là delle astratte potenzialità offerte a un ... "abboriggeno", mettiamo il caso dall'altra parte del pianeta!

C/c postale: 40377004, intestato a "Contraddizione – cp 11/188 Montesacro 00100 Roma"

L’attività principale dell’associazione "Contraddizione" è rappresentata, a partire dal 1987, dalla pubblicazione di un "bimestrale di marxismo", poi dal 2007, dopo venti anni, trasformato in trimestrale – denominato "la Contraddizione" – distribuito in proprio dall'associazione e stampato ora da Grafica Flammini, 63 via Spinoza, 00137 – Roma. La tiratura è di 500 copie.

La sottoscrizione annua (in qualità di soci aderenti dell’associazione) dà diritto a ricevere quattro numeri della rivista per anno solare a € 25, per l’interno; € 40, per l’estero e per i sostenitori. Ovviamente, importi maggiori saranno graditi.

Le copie della rivista, non attribuite agli aderenti che abbiano effettuato la sottoscrizione annua, si possono ottenere per € 7 ciascuna.

 

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CONTRADDIZIONE

è un’associazione culturale marxista – senza scopo di lucro, apartitica, nel rispetto dei principi costituzionali, così come recita la legge – costituita in Roma il 25 giugno 1987, dove è stata registrata presso l’ufficio Atti pubblici il 6 luglio 1987, e autorizzata all’esercizio delle proprie attività culturali dal tribunale di Roma il 15 luglio 1987 con n.424, è iscritta al Registro nazionale della stampa n.4156 (cod.5726.I) \ 15.4.1993, ora confluito nel Registro degli operatori della comunicazione.

L’associazione "Contraddizione" ha lo scopo [art.4 dello statuto] di promuovere lo studio e la ricerca scientifica sui fenomeni di massa della società contemporanea, attraverso: la promozione e realizzazione di studi, ricerche, indagini critiche sulle relazioni sociali e sulla cultura contemporanea; l’organizzazione, gestione, edizione, stampa e distribuzione di strumenti di informazione e comunicazione, quale che sia il supporto di riproduzione e di diffusione (pubblicazioni a stampa, periodiche e non, come riviste, libri, bollettini, ecc., materiali di qualsiasi supporto di registrazione audiovisiva, ecc.); l’organizzazione e realizzazione di convegni, congressi, seminari, corsi didattici sui problemi della società contemporanea e quant’altro ritenuto opportuno.

L’associazione "Contraddizione" ha durata illimitata ed è costituita dai soci ordinari ai quali è demandato il compito di assumere le delibere assembleari necessarie. Le cariche sociali – presidente e amministratore delegato – sono determinate dall’assemblea che affida loro l’attuazione, di comune accordo, delle linee programmatiche delle attività stabilite. L’elezione alle cariche sociali ha durata fino alle dimissioni volontarie dalle stesse o a revoca da parte dell’assemblea. Il patrimonio dell’associazione – costituito esclusivamente dalle quote associative dei soci ordinari ed eventualmente da altri contributi provenienti da privati, enti o organizzazioni – è impiegato per le spese necessarie per il funzionamento della stessa. Al momento l’associazione ha la sola sede principale, in Roma [codice fiscale 97053050585].

La rivista, con alcune prove precedenti, ha assunto la sua forma e periodicità bimestrale nel 1987. Dal 2007 ha stabilito una cadenza trimestrale. Tra i principali fondatori di essa c’era Gianfranco Ciabatti, morto nel 1994, nel cui nome prosegue la pubblicazione puntuale della Contraddizione. Alla redazione partecipano o hanno partecipato Rita Bedon, Antonio Brillanti, Giulio V. Bruno, Salvatore d'Albergo, Maurizio Donato, Carla Filosa, Enzo Gamba, Nevio Gàmbula, Massimo Gattamelata, Vladimiro Giacché, Cesare Giannoni, Gianfranco Pala, Silvia Petreri, Francesco Schettino, Paola Slaviero; ai quali vanno aggiunti numerosi collaboratori, come si desume dall'elenco dergli autori. Il direttore responsabile, a norma delle leggi sulla sostanziale limitazione della libertà di stampa, e quindi senza alcuna responsabilità diretta sui contenuti della rivista, è ora Roberto Galtieri, subentrato a Pio Baldelli, recentemente scomparso, e al quale siamo stati tutti riconoscenti per quasi venti anni. Tutto il materiale pubblicato, ora quasi definitivamente messo in rete, è liberamente riproducibile: è richiesta soltanto la menzione della fonte.

L’associazione "Contraddizione" a suo tempo ha promosso, con l’adesione di altre strutture, anche un’iniziativa culturale politica denominata "Comunismo In/formazione", per la quale sono stati organizzati alcuni convegni e incontri, e tuttora continua a collaborare in particolare con le edizioni la Città del Sole. L’associazione "Contraddizione" aveva precedentemente edito, in prova e solo su cartaceo, anche pochi volumi (alcuni dei quali tuttora reperibili). Continua anche a curare sistematicamente la forma elettronica, puntando anche a potenziarla, sia della rivista stessa sia di altre cartelle appositamente preparate, semopre reperibili in una delle pagine della nostra cartella in rete a www.contraddizione.it.

 

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NOTA

Ormai è dall'inizio del 2007 che in seguito ad alcune necessarie variazioni nell'organizzazione della rivista la Contraddizione è stata trasformata nella periodicità trimestrale, pur lasciandone inalterato il contenuto. Tre anni fa a premessa dell'usuale illustrazione della rivista e dell'associazione ripubblicammo la presentazione che scrivemmo vent'anni prima - stampata sul no.0 (1987) e messa in rete nella medesima collocazione; a essa aggiungemmo alcuni commenti di vent'anni dopo, per fare a distanza di tempo un primo bilancio dell'attività svolta. La redazione decise di stampare entrambi questi testi sull'ultimo numero bimestrale della rivista, il no.117.
Con l'aggiornamento di questa nota, a distanza di tre anni, si è ritenuto però opportuno lasciare qui entrambe le considerazioni per dare conto dell'inesorabile sviluppo storico, che la rivista ha seguito in tutti questi anni.
Infatti, di fronte alle crescenti difficoltà della realtà capitalistica in crisi, l'editoriale
2010: odissea nel tempo del primo fascicolo del 2010, il no.130, illustra l'esigenza di rivisitare criticamente le analisi da noi svolte nei ventitré anni passati, e ripropone quindi le nostre prime crtiche marxiste e anche le osservazioni che fummo costretti a constatare tre anni fa, come si può leggere qui appresso in vent'anni dopo.

 

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DOPO VENT’ANNI

appunti per l’ultimo redazionale bimestrale

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Le librerie, per la Contraddizione in particolare le Feltrinelli che sono di gran lunga la maggior parte e le più visitate, tendono a eliminare il reparto “riviste”: soprattutto quelle politiche di sinistra e in primo luogo le riviste a basso prezzo e bassa tiratura. Dal punto di vista strettamente commerciale tale decisione libraria è inoppugnabile (per fare un esempio, per le librerie stesse non ha senso sostenere le spese di tenuta amministrativa di sole 2-3 copie di una rivista con fatturati di 10-15 €, corrispondenti a loro “entrate” dovute a provvigioni di 4-6 €; occorrono per esse tirature, prezzi e guadagni molto superiori). A queste condizioni non è più proponibile tenere le nostre copie nelle librerie. Per loro stessa dinamica, queste ultime se tendono a un’inarrestabile logica di concentrazione monopolistica della distribuzione, che favorisce necessariamente i grandi monopoli anche nella produzione della comunicazione, si sa bene come tutto ciò porti sempre più a forme di svilimento, mistificazione, appiattimento e normalizzazione della comunicazione stessa. Inoltre, la gestione della filiera e dei suoi costi non riguarda solo la carta stampata (libri, riviste e soprattutto giornali), ma anche i sistemi televisivi, cinematografici, ecc., e la cosiddetta “democrazia” della rete. L’intero sistema è controllato dai più forti centri di potere istituzionali, altresì proprietari delle principali leve finanziarie: grandi transnazionali, vasti complessi mediatici, apparati governativi, partiti, ecc., fino alle ramificate strutture “religiose” di portata mondiale.

In tali circostanze, dunque, tutti coloro che finora hanno acquistato in libreria la Contraddizione, se desiderano continuare a leggerla, come noi auspichiamo, si vedranno obbligati necessariamente a trasformare il loro acquisto in abbonamento. Riceverne copia in spedizione per abbonamento può essere a volte un po’ più lento ma, nonostante le poste, e data la politica libraria, è sicuramente l’unica forma praticabile. Per tutti questi motivi è molto importante che gli abbonati – vecchi e nuovi, ma specialmente coloro che hanno finora comprato la rivista in libreria – comunichino un loro recapito di posta elettronica. Tutti gli abbonati che non l’abbiano ancora fatto sono invitati a provvedervi sollecitamente, così da permetterci di poterli facilmente raggiungere, nella sicura mancanza della disponibilità del supporto cartaceo in libreria. Per ogni comunicazione dei lettori in rete rimane il rcapito di post.el contraddizione@tiscali.it). Ricordiamo che il numero di c/c postale è sempre 40377004. L’indirizzo reale è c.p. 11/188 - Montesacro (00141) Roma  e che l’indirizzo di rete è www.contraddizione.it .

Seguendo questa strada, finché altri ostacoli non verranno frapposti, possiamo tentare di sopravvivere anche amministrativamente (autofinanziandoci), altrimenti ogni sforzo potrebbe risultare inutile e insostenibile. Perciò è anche indispensabile che tutti gli abbonamenti per il 2007, vecchi e nuovi, giungano immediatamente, affinché noi si possa definire in tempo bilancio annuale e tiratura. Il rammentato problema “contabile” riguarda peraltro tutte le piccole riviste di movimento non sostenute e pagate da “partiti”o altre organizzazioni, o sovvenzionate dallo stato. Le collaborazioni redazionali, inoltre, richiedendo tempo e impegno costante per documentazione, studio, analisi, elaborazione, che non siano casuali, saltuari o erratici, devono sempre più misurarsi con le aumentate difficoltà oggettive della società attuale. Nonostante ciò, ininterrottamente per vent’anni, la Contraddizione - bimestrale di marxismo, non ha mai mancato di uscire dignitosamente e regolarmente ogni due mesi; cosa pressoché unica per una rivista marxista basata per principio sull’assoluta autonomia scientifica. Ma, al di là della nostra contingenza, non si può ignorare che da vent’anni a questa parte, e soprattutto nell’ultimo decennio, le condizioni politiche, interne e internazionali, siano molto cambiate. Molte realtà di quella che era lotta di classe, pur in parte resistendo, sono venute a mancare sfilacciandosi e disseminandosi in molte parti del pianeta e in diverse forme non classiste; ovverosia, sempre più spesso non immediatamente di classe ma a carattere popolare (se non populista) o peggio ancora nazionalistico, etnico o religioso.

Il marxismo, anche come teoria, incontra sempre maggiori difficoltà a radicarsi e a estendere i suoi spazi. A fronte di vecchie generazioni che hanno fatto il loro tempo, si assiste oggi a uno sbandamento dovuto al diffuso decadimento sociale e culturale connesso all’incalzante perdita di memoria storica. La base sociale di riferimento della critica marxista si è venuta via via affievolendo; la precedente presenza, nostra e di diversi altri, in momenti di militanza piuttosto vivaci, mostra crescenti ostacoli. La collaborazione più vasta possibile da parte di quanti oggi ritengano fondamentale l’analisi marxista è più urgente che mai.

Dal 2007, pertanto, la rivista cartacea diventa trimestrale (la cadenza sarà marzo-aprile, giugno-luglio, settembre-ottobre, dicembre-gennaio, all'entrata di ogni stagione), proseguendo la numerazione esistente col no.118. Pertanto il no.117 è l’ultimo bimestrale. La stampa su carta della rivista sarà perciò una possibilità tutta da verificare alla fine del prossimo anno. Intanto, con la nuova cadenza “stagionale” cercheremo di fornire più o meno la stessa mole complessiva di analisi annuali (più pagine per numero e qualche articolo più lungo), ma a ritmi meno frequenti. A conti fatti, non essendoci più la vendita diretta della copie in libreria, ma a mano solo sporadicamente in forma militante, ciò che assume significato effettivo è il costo dell’abbonamento annuale per il trimestrale arrotondato soltanto a 25 € (invece che 24 €); ovviamente, soprattutto nelle presenti difficili circostanze, versamenti superiori di sostegno sono oltremodo graditi, così come sollecitiamo una campagna di nuovi abbonamenti più vasta possibile. I versamenti possono essere fatti su un bollettino di c/c postale numero 40377004, intestato a Associazione marxista Contraddizione - Roma Montesacro, come sopra ricordato. Il prezzo di copertina, per i motivi suddetti, rimane praticamente simbolico, fissato a 7 €.    

La prospettiva certa di passaggio è di migliorare da subito la cartella già esistente in rete. Si può pensare di cominciare anche a inserire alcuni spazi aggiuntivi (via via da denominare specificamente): articoli senza scadenze temporali, che semmai rifluiscono poi nel previsto numero trimestrale; note di attualità (idem come sopra); testi stranieri, originali o tradotti in italiano (o semmai riassunti, come si suol dire, in “abstract”); utilizzare e ampliare pagine già esistenti anche nell’esistente forma cartacea (testi, temi e altri scritti dei collaboratori; rubriche come il quiproquo che, nella sua veste divulgativa di “piccola enciclopedia marxista”, può avere anche una diffusione libraria, o analogamente per i segnalibro). Mentre il lato cattivo, in quanto essenziale rassegna di riferimenti comuni a ciò che ancora si “muove”, richiede un’organicità meglio definita soprattutto nella prospettiva di un suo necessario arricchimento rispetto ai collegamenti (i cosiddetti links) in rete, da verificare e riordinare, privilegiandone alcuni più seguiti o da seguire, con maggiori indicazioni circa il loro carattere. Inoltre, per evitare una ingestibile dispersione delle informazioni, occorre pensare a un lavoro mirato per una classificazione tematica dettagliata (con parole chiave) di articoli e note, anche già pubblicati. Nel corso dell’anno prossimo si tratta quindi di considerare attentamente le potenzialità e le condizioni operative per attrezzare organicamente quello che si chiama “sito”, oppure “portale” in senso più ampio. Si cerca così di entrare progressivamente a far parte in questa maniera, come “nodo”, della cosiddetta rete virtuale; non per questo essa è meno materiale, essendo costituita da altre riviste, collettivi, organizzazioni, singole individualità, ecc. che in tutto il mondo, facendo riferimento al marxismo, cercano di collegarsi. I partiti di ispirazione marxista si sono – da Lenin in poi – strutturati secondo una forma organizzativa mutuata specularmente dall’organizzazione capitalistica della produzione. Ora, nell’epoca dell’imperialismo transnazionale del capitale organizzato per filiere, potrebbe essere la struttura a rete – se non annegata in una finzione “democratica” – quella che meglio potrebbe riflettere le potenzialità di una comunicazione basata sulla presenza di nodi e legami più o meno forti, ma ancora possibili.

 

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VENT’ANNI DOPO

un bilancio dell’attività svolta

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Ci è sembrato utile riesaminare, col senno di poi, le considerazioni salienti che scrivemmo vent'anni prima nella Presentazione della Contraddizione sul no. 0, del febbraio 1987 (che finora erano riportate anche in rete nella sola versione originaria, e senza commenti). Accompagnamo adesso quelle nostre vecchie parole progettuali con considerazioni di commento che abbiamo fatto vent’anni dopo. Alla prova dei fatti risulta come quel vecchio progetto teorico politico abbia mostrato una validità di fondo immutata. Gli ovvii sviluppi e mutamenti del capitalismo in due decenni hanno certamente modificato la realtà in maniera significativa. I concetti teorici di base dell’analisi marxista hanno confermato il loro pieno significato in riferimento alle caratteristiche portanti del modo di produzione capitalistico, che noi abbiamo delineato e seguito in questi anni; così pure le indicazioni relative ai multiformi aspetti di crisi endemica dell’imperialismo del capitale che via via abbiamo messo in evidenza – appresso ricordate e sottolineate rispetto alle trasformazoni politiche e sociali della fase presente – paiono essersi verificate puntualmente, e drammaticamente. Senonché ciò che sembra essere in affanno è la difficile situazione politica e sociale che opprime gli sforzi di chi è teso a portare avanti un’analisi critica di classe. Nella comparazione che segue [in carattere tondo, allineato a sinistra, il testo di vent’anni fa, così come già stava anche in rete a questo medesimo posto; in corsivo, sùbito sotto e allineate a destra, le considerazioni di adesso in relazione a quel vecchio testo] proviamo a sondare come permanga l’attualità del progetto, immerso però nelle crescenti difficoltà del periodo: politico e culturale.

 

Contraddizioni della realtà

Osservando attentamente la realtà attuale, si scorge un periodo storico in cui l’intera società attraversa una profonda fase di crisi e dopo-crisi. È una fase in cui, in modo altalenante e contraddittorio, si prepara il futuro. La ristrutturazione qualitativa in corso predispone le condizioni, e prepara gli antagonismi, dell’assetto che è destinato a caratterizzare la società nell’avvio del prossimo millennio.

Era già chiara la necessità di indagare la vasta ridefinizione della divisione internazionale del lavoro e dei rapporti di proprietà, in atto e in divenire per il xxi secolo.

 

Quella presente è un’epoca di grande trasformazione sociale per il mondo intero, un’epoca che già ora vede lo sviluppo della base materiale della società entrare in conflitto, a livelli ancor più elevati che nel passato, con la sua forma sociale. Questa grande trasformazione, che per altri è solo razionalizzazione e intensificazione del sistema capitalistico, per noi pone – contraddittoriamente – i temi della transizione a un modo di produzione socialista.

Nell’ottica considerata il grande tema della transizione socialista dal capitalismo al comunismo è sempre concettualmente attuale; forse lo è più di prima, anche se volutamente fraintesa e politicamente senza un’attuale definizione temporale.

 

Questi temi sono centrati sulla struttura del modo di produzione stesso, e sui rapporti di produzione, materiali e sociali, che l’innervano. La comprensione di tale struttura e della dinamica corrispondente è così rivolta all’individuazione delle contraddizioni economiche e sociali che rendono possibile questa transizione. Tali contraddizioni rappresentano una potenzialità, in quanto costituiscono “una massa di forme antitetiche dell’unità sociale”. Gli elementi di formazione della nuova società e gli elementi di rivoluzionamento della società vecchia si trovano già occultati nelle condizioni materiali di produzione e nella corrispondente forma di relazioni sviluppatesi nella società così com’è.

È la teoria incentrata sullo studio delle tendenze del modo di produzione capitalistico e sulle sue immanenti contraddizioni che obbliga a riflettere epocalmente sulla transizione.

 

La potenzialità della trasformazione sociale, però, non può essere astrattamente intesa e altrettanto astrattamente assolutizzata, fino al punto di impedirsi la comprensione del “processo rivoluzionario” in quanto processo storico, contraddittorio, ricco di complessità dialettica. Come tale esso richiede l’esperimento di molte mediazioni, attraverso numerosi termini medi. Nel contribuire a questo studio, non ci soffermeremo solo sull’analisi critica delle grandi questioni economico-politiche. Tutti i luoghi in cui la prassi trasformatrice della realtà può operare saranno considerati. Nessuna tematica può essere esclusa a priori, neppure la riflessione teorica su tale prassi. Si cercheranno perciò, da un punto di vista di classe, le espressioni più consone alla totalità nella realtà sociale in trasformazione.

Sicuramente nel xxi secolo (e forse oltre ... se ci si arriverà) le contraddizioni dialettiche del processo rivoluzionario sono state ulteriormente complicate dall’estensione del mercato mondiale; le mediazioni necessarie sono molte di più, ma la pratica della trasformazione sociale rimanda a maggior ragione alla totalità della lotta di classe mondiale.

 

Questa totalità storica è dominata dalle diverse forme della crisi attraversata dal sistema imperialistico. Cercheremo di seguirle, sia nei concreti aspetti di dettaglio, sia con l’ausilio dell’analisi critica teorica. I fenomeni della sovraproduzione e della disoccupazione sembrano cronicizzati. La ristrutturazione tecnologica, conseguente alla rivoluzione industriale dell’automazione, non sembra venire a capo dei problemi posti dalla nuova organizzazione del lavoro sociale. Il dominio del lavoro morto sul lavoro vivo è sempre più storicamente miserabile. Lo sviluppo ineguale del mercato mondiale, e della divisione internazionale del lavoro che lo sostiene, evidenzia la dipendenza dall’imperialismo dei paesi dominati (l’indebitamento estero, al pari di quello interno, dei vari paesi, non ne è che l’aspetto più vistoso). In tali condizioni, tutti i sistemi “democratici” conoscono forti tendenze alla riorganizzazione corporativa della società e delle sue istituzioni. L’incombere delle forze di guerra si inscrive in questo quadro.

I multiformi aspetti della crisi imperialistica sono più che mai attuali: sovraproduzione come saturazione del mercato mondiale, disoccupazione in quanto formazione della riserva di lavoratori ancor più divisi dalle forme di precarizzazione del lavoro salariato, automazione e controllo nella prevalenza del “lavoro morto”, il “furto del tempo di lavoro altrui come base miserabile” (Marx), nuova divisione internazionale del lavoro con lo sviluppo dello “scambio ineguale” per la dominanza – anche bellica – dell’imperialismo transnazionale, attraverso le forme del neocorporativismo imperialistico mondiale.

 

Diverse manifestazioni ed espressioni nei campi della cultura, della scienza, dell’arte e del costume debbono essere attraversate dalla critica mossa dal nostro punto di vista di parte. Vogliamo analizzare la trasformazione dell’epoca presente con i criteri del marxismo – nella sua totalità e completezza – nella misura in cui la realtà attuale è tuttora pienamente dominata dal modo di produzione capitalistico; codesti criteri per essere efficaci non possono rifugiarsi nel dogmatismo, nella liofilizzazione del “pensiero di Marx”, ma debbono adeguarsi alle mutate condizioni storiche di esistenza del capitalismo. Al marxismo non occorre alcun eclettismo, né tradizionale né postmoderno. Su questa base critica vogliamo indicare quelli che riteniamo essere lineamenti fondamentali del marxismo, per noi irrinunciabili.

La “sovrastruttura” in generale – la cui distinzione dialettica rispetto alla struttura (economica di base) è oggi clamorosamente attuale, a dispetto dell’indistinzione marxologica – richiede una riflessione e un lavoro di specificazione capillare che finora abbiamo solo timidamente accennato.

 

Primo. Per noi la base dell’analisi generale di tutto ciò che è espressione della forma storica del capitale risiede nella teoria del valore e del plusvalore.

Secondo. Le diverse determinazioni economiche, e le forme sociali corrispondenti, possono essere comprese solo con un profondo senso della storia. La continuità di alcune di tali forme e determinazioni è contraddittoriamente attraversata dai grandi salti di discontinuità epocale.

Terzo. Dall’unità della base economica e delle forme storico-sociali emerge incessantemente un’opposizione dialettica tra base materiale e forma sociale. È l’antitesi dell’unità sociale stessa, costituita da due poli opposti. Il processo pratico del loro movimento complessivo pone fine all’apparenza della loro indifferenza reciproca, tanto simultaneamente nello spazio quanto successivamente nel tempo. Da tale reciproca azione contraddittoria sorge la loro dipendenza mediata. In questa mediazione, come sviluppo dei termini medi, risiede in sostanza il momento centrale della dialettica storico-materialistica, e della sua peculiare teoria della contraddizione.

Questi tre punti che erano da noi indicati progettualmente vent’anni fa come criteri sistematici di riferimento conservano inalterata la forza e la pregnanza che Marx aveva loro conferito.

 

La concezione che qui presentiamo non dà spazio alla moda “debole” della caduta delle certezze e alla pluralità dei “marxismi”. Questi si sostituiscono al marxismo quando il  sincretismo  postmoderno ne travisa uno o più caratteri fondamentali.  La tranquilla coesistenza dei  molti “marxismi” è un’idea che nasce come caricatura del “pluralismo” borghese. Tale idea si connette alla proliferazione di quelle ibridazioni, che noi intendiamo combattere, come forme di post-marxismo o neo-marxismo. Se di “crisi del marxismo” si può parlare, si deve riconoscere che – in nome del marxismo e a sua insaputa – sono state fatte passare troppo spesso analisi e concezioni fallimentari, che con esso avevano poco o nulla a che vedere. A partire dai lineamenti del marxismo esprimiamo una posizione di classe che è distinta da qualsiasi generica opposizione critica democratica. Il marxismo, come punto di vista di parte, esprime tale posizione, e solo così esso integra la critica assoluta di tutte le proposizioni particolari della falsa raffigurazione della vita sociale data dal pensiero borghese.

La nostra critica alle mistificazioni e all’annacquamento (concettualmente borghese, anche nell’“asinistra”) del  marxismo è semmai stata troppo prudente e gravata dalla necessità di considerare comunque l’esistente, e pertanto esige una più ferma concettualizzazione che, come notato prima, stenta a radicarsi nella “nuova” società.

 

Vi sono tendenze che partono da letture superficiali e unilaterali del marxismo, che a noi sembrano assolutamente parziali e quindi inadeguate. Molte tendenze ipotizzano un capitalismo totalmente privo, al suo interno, di contraddizioni immanenti. Ne emergono atteggiamenti ideologici e volontaristici, incapaci di cogliere e sviluppare le contraddizioni del fronte avversario. La riduttività di simili posizioni, cresciute pure nel campo marxista, mostra la carenza di alcune determinazioni di grande rilevanza. Non tiene conto dei reali rapporti di forza tra le classi. Conseguentemente esalta in modo unilaterale e volontaristico ogni soggettività avanzata dal proletariato. L’analisi delle condizioni oggettive e soggettive della fase e della tattica rivoluzionaria è ridotta a un’enunciazione scolastica di pochi elementi fattuali. Questi sono privati di qualsiasi dialettica e si mostrano insufficienti per comprendere la realtà. Il processo storico teso a rendere dominante il modo di produzione socialistico non è questione che possa essere risolta con affermazioni di principio dedotte astrattamente dalla teoria marxista. Gli esperimenti post-rivoluzionari di realizzazione del socialismo mostrano caratteri loro propri, che si fondano su contraddizioni oggettive e su problemi di enorme difficoltà.

Salvaguardando, in una fase di crescenti difficoltà come l’attuale, diverse possibili interpretazioni dei conflitti sociali, il nostro esame delle contraddizioni del capitalismo ha sempre cercato e cerca di rinnovare la specificità dell’analisi marxista da non confondere con qualunque altra critica “democratica”, e tanto meno “nazionalistica”; la separazione tra un’astrattezza teorica e le lotte politiche e sociali è uno dei grandi difetti adialettici e individualistici che hanno invaso spudoratamente pure il terreno una volta  comunista.  Su ciò occorre ancora andare avanti e fare molta strada.

 

Analisi della contraddizione

Il marxismo, in quanto punto di vista di parte, pone precise discriminanti. Queste saranno fatte operare, appunto, sui contenuti dell’analisi. Siamo ben consapevoli che oggi non è facile rintracciare un atteggiamento nei riguardi dell’ortodossia marxista quale quello che abbiamo delineato. In questo senso, l’avvio non è semplice. Esso ci appare disseminato di contraddizioni reali, di determinazioni storiche che pesano – per dirla con Marx – “come un incubo sul cervello dei viventi”. Ma, non coltivando l’orrore per la dialettica, non ci spaventano né la presenza di tali contraddizioni, né la loro necessaria analisi. Quest’ultima considerazione racchiude il senso sintetico della nostra proposta di marxismo: l’analisi della contraddizione. Un’analisi e una contraddizione che pervadono la nostra proposta per molti versi.

Come detto sopra, la lettura dell’analisi compiuta da Marx, e poi da gran parte del marxismo, ammette differenti interpretazioni. L’analisi della contraddizione, della sua manifestazione reale pratica e del suo concetto, è tuttora e sempre più al centro delle categorie marxiane.

 

Questi cinque punti programmatici sulla contraddizione permangono in tutta la loro attualità, e proprio in un momento così delicato quando sono ricacciati sistematicamente in un angolo. Ma non abbiamo mai confuso la contraddizione che può emergere nelle diverse interpretazioni politiche di classe con l’incoerenza unilaterale di letture personali e arbitrarie del marxismo: la moda borghese del presunto “pluralismo” è l’affossamento della teoria e della lotta di classe. Così, pure la sovrabbondanza di notizie e informazioni reperibili in rete si rovescia su se stessa rendendo le stesse praticamente inutilizzabili o quasi. Diventa questa una maniera “pseudo-democratica” per vanificare ancora una volta il punto di vista di classe.

 

“La contraddizione, esposta in termini generali, è questa: il capitale stesso è la contraddizione in processo”. Queste parole di Marx sono state scelte per connotare, fin dalla sua prima uscita, il carattere dell’omonimo bimestrale di marxismo. Dopo un no. 0 (per il primo semestre 1987), la Contraddizione si propone di uscire regolarmente e puntualmente ogni due mesi. La rivista è sorta per iniziativa di un gruppo di comunisti senza etichette – per ciò stesso con storie e provenienze diverse, uniti da una collocazione esterna all’appartenenza e sclerosi degli “apparati”, grandi e piccoli, vecchi e nuovi, e quindi per principio contrari a qualsiasi cristallizzazione ideologica fideistica del comunismo. La rivista ha inteso unicamente proporre come prassi di riferimento un programma teorico politico, in termini marxisti, di analisi critica della realtà e delle spiegazioni giustificative di essa.

La validità di questo intento, che abbiamo stampato per 118 volte sulla copertina, permane inalterato fin dal no. 0, con tutte le conseguenti implicazioni; solo per i motivi sociali, organizzativi e tecnici, dianzi detti, la forma bimestrale non è più perseguibile, e quindi si è costretti a procedere con uscita cartacea trimestrale e con pubblicazione “virtuale” in rete.

 

Gli argomenti che si cerca di dominare – per dirla con Brecht – e gli strumenti da elaborare sono intesi come indicazione per migliorare le conoscenze e i termini del dibattito da un punto di vista niente affatto imparziale, bensì di parte, quello delle classi lavoratrici. Il desiderio di contribuire a fornire indicazioni di lotta e di critica, per concorrere alla lotta sociale indirizzata verso la trasformazione dello stato di cose esistente, può solo in parte riversarsi nella necessità di agire, essendo data finora quasi solo la possibilità di pensare. Nondimeno, i fermenti dell’epoca presente di grande trasformazione sociale, per il mondo intero, esprimono la base materiale di quelle contraddizioni che non sono solo razionalizzazione e intensificazione del modo di produzione capitalistico.

Queste potenzialità, e soprattutto le difficoltà - dovute all’omologazione coatta, ideologica e di appartenenza - si sono avverate puntualmente, verificando la giustezza dell’analisi della contraddittoria fase dell’imperialismo del capitale, ormai addivenuto alla sua forma transnazionale.

 

La comprensione teorica e la diffusione della spiegazione di tali contraddizioni si dimostra ogni giorno di più non solo utile e necessaria ma anche richiesta e sollecitata. Pur in un ambito ristretto, il contributo di analisi categoriale e critica, attraversa quasi tutta la sinistra rivoluzionaria, superando precedenti antiche preclusioni ideologiche. Anche consentendo di conservare differenze di analisi e interpretazioni, la scientificità dell’analisi marxista mostra di essere in grado di eliminare oggettivamente tutte quelle distinzioni nella sinistra di classe che hanno la loro unica motivazione in una frusta logica di “appartenenza”.

Il modesto contributo dato dalla rivista ha in qualche modo preceduto i tempi attuali, con il crollo dei muri e la cosiddetta fine delle ideologie: prima gli eventi “simbolici” del 1989 e dopo le guerre, le crisi e il loro perdurare. Se tutto ciò non ha perciò rappresentato una sorpresa, anzi dando conferma delle analisi svolte, abbiamo forse troppo sperato in maggiore richiesta e radicamento di tale analisi.

 

Quelle contraddizioni che costituiscono, ripetendo Marx, “una massa di forme antitetiche dell’unità sociale”, hanno perciò fornito il materiale vivo della riflessione critica. Nella misura in cui la realtà attuale è tuttora pienamente dominata dal modo di produzione capitalistico, su scala mondiale, l’assunzione dei lineamenti fondamentali del marxismo, nella sua totalità e completezza, senza eclettismi falsamente pluralistici e raffazzonati sincretismi, è stata ritenuta dal collettivo redazionale come l’unica via compiutamente rispondente alla necessità di possedere e maneggiare uno strumento adeguato al compito di spiegare criticamente tale realtà, in funzione del superamento di essa in un lungo “processo rivoluzionario”.

Il marxismo, appunto, rifugge da ogni eclettismo o sincretismo di sorta, quale oggi si va diffondendo paurosamente. Pertanto è preoccupante la difficoltà vieppiù riscontrabile di percepire l’analisi marxista come scienza, mentre l’ideologia dominante introduce surrettiziamente soprattutto tra i giovani una visione insignificante che propala falsa coscienza e totale disinformazione storica. La mancata riconnessione, a es., dei problemi del ricambio con la natura, dalla propaganda indifferenziata etichettati come ambientali o ecologici, con la loro causa effettiva che risiede nel modo di produzione capitalistico, ha convinto molti che non sia quest’ultimo a dover soccombere. Così la prospettiva della trasformazione sociale può essere più lunga e lenta della dissoluzione del pianeta.

 

Per tutti i motivi detti, la rivista è orientata verso la considerazione della forma storica del capitale come base dell’analisi generale. La centralità del lavoro e della produzione, della loro stessa organizzazione e trasformazione, sociale e tecnica, nella formazione del valore e del plusvalore, quindi dello sfruttamento e delle forme della lotta di classe, come tratti caratteristici del modo di produzione capitalistico, rappresentano un riferimento costante della ricerca proposta e suggerita. Ciò è ritenuto fondamentale in vista delle metamorfosi della società contemporanea.

Con il passare del tempo si è concretizzato, come prima detto, il carattere transnazionale dell’imperialismo, le sue contraddizioni interne e trasversali rispetto alla “tripolarità” ancora apparentemente prevalente. Quindi codesto carattere, insieme alla crisi che ormai dalla fine degli anni 1960 attanaglia il grande capitale alla ricerca di un sempre meno credibile nuovo ordine mondiale, continua a costituire elementi portanti dell’analisi marxista che la rivista ha condotto e conduce.

 

La discontinuità epocale del tempo presente è momento di contraddizione rispetto alla continuità del dominio del capitale sul mercato mondiale: ciò indica la necessità di spostare l’attenzione sulla transizione, intesa dunque con un senso dialettico di mediazione storica, come processo oggettivo lungo e tortuoso, periodicamente e provvisoriamente reversibile, anziché come mera gestione amministrativa di atti politici immediatamente e per lo più soggettivamente rivoluzionari. L’osservazione attenta dell’opposizione dialettica tra base materiale e forma sociale – come poli del movimento di una medesima totalità reale, nel superamento di quella apparenza della loro “indifferenza reciproca” studiato da Marx – caratterizza l’intero impianto di ricerca della rivista, nell’intento di individuare dialetticamente le mediazioni [come sviluppo dei termini medi] che necessariamente si prospettano nella contraddizione, e perciò nell’antagonismo di classe.

Il dileguarsi temporaneo dell’imminenza della transizione, come già accennato, non ne cancella tuttavia la rilevanza storica in tempi più lunghi.

 

In particolare, una delle nostre tematiche portanti riguarda il concetto di neocorporativismo, quale carattere assunto dal potere imperialistico nel “nuovo ordine mondiale”. Ciò evidenzia le profonde contraddizioni, sia tra capitali e tra stati, sia sul terreno sociale e del lavoro.

La crisi dell’imperialismo Usa, che rientra in tale quadro, è stata osservata con dovizia di particolari. A partire dalle politiche degli organismi sovrastatuali varati a Bretton Woods nel secondo dopoguerra (Fmi, Bm, e poi Omc), e dalla loro crisi degli anni 1970 si è seguito lo svolgimento delle contraddizioni che codeste politiche hanno portato: il proliferare del “debito estero”, l’invasione mondiale della pletora di capitale monetario nelle borse (con la cosiddetta “finanziarizzazione” internazionale dell’economia), la “globalizzazione” insieme alla “nuova economia”, entrambe così impropriamente denominate, la loro “necessaria” crisi economica fino alle crisi militari gestite dagli Usa e dalla “nuova” Nato, dal Golfo Persico ai Balcani, dal più che sospetto abbattimento delle “torri gemelle” all’aggressione in Afghanistan e al ritorno in Iraq, e oltre.

 

I ripetuti elementi di dibattito squisitamente teorico non possono perciò che richiamare l’attualità interpretativa delle categorie marxiste, le quali così accompagnano tutte le tematiche affrontate.

 

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